Purtroppo oltre al Covid c’è un’altra pandemia che rischia di causare ancora più danni. Il monito arriva, tra i tanti, anche dall’Università di Verona.
Il Sars-Cov-2 non molla la presa e continua a essere pericoloso, anche se un po’ meno rispetto all’inizio. Ma non esiste solo il Covid.
Intanto ricordiamo che in Spagna c’è un allarme da non sottovalutare. Un ceppo di Influenza A (l’influenza aviaria) sembra stia mutando per arrivare all’uomo. Al momento si sono verificati casi di contagio in diversi allevamenti di Visoni e la situazione è sotto stretto monitoraggio.
Gli scienziati, da alcuni anni, stanno lanciando degli appelli, affinché non si giunga impreparati a possibili future pandemie. Solo che il futuro è adesso, e sta già accadendo. andiamo a capire di cosa stiamo parlando, e scendiamo meglio nel dettaglio.
Come detto, anche se il Covid ci ha fatto tanta paura, al momento abbiamo più mezzi per combatterlo rispetto a quando colpì tutto il mondo quasi contemporaneamente. Molti danni, purtroppo, sono avvenuti a causa del fatto che il Sars-Cov-2 fosse una malattia “nuova”.
Potremmo dunque trovarci impreparati anche nell’affrontare un nuovo pericolo. Parliamo dell’antibiotico resistenza. Più volte, anche nei nostri articoli, abbiamo parlato di questo spetro silenzioso che però potrebbe “esplodere”, causando milioni di morti in tutto il mondo.
A ricordarlo, ancora una volta tra le tante, è Evelina Tacconelli, professoressa di Malattie infettive e direttore delle Malattie infettive dell’Università di Verona, che denuncia fatti gravissimi, come leggiamo su ANSA.
Ricordiamo che l’antibiotico resistenza è un fenomeno un po’ naturale e un po’ causato dall’abuso di antibiotici (sia per gli umani che veterinari), che ha reso i batteri più forti. Dunque, in caso di contagio, le malattie infettive diventano più gravi e più difficili da trattare.
Oltre al fatto che la politica e la Scienza sanno benissimo cosa sta succedendo, la Tacconelli aggiunge la sua opinione. Se tutte le realtà coinvolte cominciassero a lavorare sul serio a questo problema, potremmo risolverlo in pochi anni. Le soluzioni e i metodi esistono, e secondo la professoressa sono i seguenti: “formazione obbligatoria dei medici, fine del conflitto di interesse, sorveglianza obbligatoria negli ospedali e controlli“.
Si potrebbe anche arrivare a sanzionare quelle strutture ospedaliere in cui si verificano troppi casi, e dar un’ulteriore scossa a questo “immobilismo” nei confronti di un problema che già causa 15 mila morti all’anno.
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