La maggiorazione contributiva è un’agevolazione riservata a determinate categorie di lavoratori, tra cui quelli invalidi e con legge 104.
Questo beneficio permette di accumulare un’anzianità contributiva da sommare a quella relativa al servizio effettivamente svolto. Un modo per ‘compensare’ l’elevato sforzo fisico o psichico che una determinata attività lavorativa ha richiesto.
In alcuni casi il ‘bonus contributivo’ serve per maturare il diritto alla pensione; in altri casi anche di aumentare la misura dello stesso trattamento pensionistico.
Un nostro lettore ha inviato il seguente quesito: “Buongiorno, ho un’invalidità dell’80% e sono dipendente statale. Ho circa 20 anni di contributi e il mio CUD è di circa 15.000 € annuali. Io sono del 1960, vorrei sapere se ho diritto al bonus.”
Hanno diritto al bonus contributivo coloro che hanno prestato lavoro sotterraneo per almeno 15 anni in cave e miniere, per un periodo massimo di 5 anni. I non vedenti hanno invece diritto a 4 mesi di contribuzione figurativa per ogni anno di lavoro effettivamente svolto. Anche il personale militare o di stato, che ha prestato servizio in condizioni disagiate o è stato esposto a rischi, così come gli ex combattenti e assimilati, possono accedere a delle maggiorazioni contributive. Gli operatori che hanno lavorato a contatto con l’amianto, secondo la legge 269/2003, beneficiano del 25% di coefficiente di maggiorazione utile per determinare l’importo del trattamento pensionistico.
Rientrano inoltre tra le categorie di lavoratori con maggiorazione contributiva i sordi e gli invalidi per qualsiasi causa, con un’invalidità superiore al 74% oppure riconducibile alle prime quattro categorie della tabella A allegata al Testo Unico delle norme in materia di pensione di guerra. Per loro sono previsti due mesi di contribuzione per ogni anno in cui hanno svolto attività lavorativa, fino a un massimo di 5 anni.
L’ultima maggiorazione introdotta dalla legge riguarda le vittime di terrorismo che abbiano riportato un’invalidità permanente. Sono previsti un aumento di 10 anni di versamenti contributivi che influiscono sull’anzianità pensionistica maturata e sulla misura della pensione. Oltre che sul TFR e gli altri trattamenti equipollenti. Questi benefici vengono riconosciuti anche al coniuge ed ai figli dei soggetti divenuti invalidi oppure, in mancanza di coniuge e figli, ai genitori.
La maggiorazione contributiva per lavoratori invalidi deve essere presentata al momento della richiesta di pensione, allegando idonea documentazione sanitaria. Gli iscritti alla gestione esclusiva ex INPDAP devono invece inoltrare la domanda di riconoscimento dei benefici al datore di lavoro.
Questo bonus di massimo 5 anni è utile per perfezionare il requisito contributivo, oppure per il calcolo delle quote di pensione ma solo con il sistema retributivo. Non assume invece rilevanza per chi andrà in pensione con il sistema contributivo. È necessario fare attenzione a un dettaglio: non viene calcolato sui periodi coperti da contribuzione volontaria, figurativa oppure derivante da riscatto se non collegato all’attività lavorativa.
In merito al quesito del lettore, con un’invalidità dell’80% può richiedere la maggiorazione contributiva per i periodi di lavoro effettivamente svolti in concomitanza con il possesso dei requisiti sanitari di invalidità. Può così recuperare fino a 5 anni utili ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione, anticipata oppure di vecchiaia. Consigliamo comunque di rivolgersi a un Patronato per una valutazione precisa della situazione previdenziale.
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