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Pensioni

Opzione donna 2023, cambia (quasi) tutto: le novità da conoscere per poter accedere alla pensione anticipata

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Sì alla conferma del meccanismo di pensionamento anticipato che prende il nome di Opzione donna. Ma un po’ come si verifica già per Ape sociale e per i cd. lavoratori precoci, introdotto lo stop all’accesso libero. Ecco come funzionerà con le modifiche.

Il Governo ha annunciato di voler intervenire in modo drastico sul terreno della previdenza, ma per una riforma pensioni davvero strutturale ed organica ovviamente non c’è tempo sufficiente in questo periodo.

Informazione Oggi

Con la legge di Bilancio appena approvata e le incombenze di inizio anno alle porte, non resta che attendere il 2023 inoltrato per sperare di vedere alla luce un vero e proprio riassetto delle norme in materia di pensioni e previdenza.

Proprio così, al momento sì alla conferma di meccanismi sperimentali e temporanei, come l’Ape sociale e Quota 103 che prende il posto di Quota 102, a rappresentare alternative di riferimento rispetto alla discussa legge Fornero, che il Governo – tramite il dialogo con i sindacati e la stesura della riforma pensioni – vorrebbe archiviare.

Perciò sopravvivono anche per il prossimo anno le regole per agevolare, almeno in parte, le pensioni, come ad es. quell’Opzione donna che è già ben nota alle lavoratrici, ma che nella sua versione 2023 viene modificata restringendo il campo di applicazione. In che modo? Scopriamolo insieme di seguito.

In pensione con Opzione donna anche con i vecchi requisiti ma non tutte lo sanno e perdono l’occasione

Opzione donna 2023: il perché delle novità sui requisiti

Ebbene, andando contro le voci circolate negli ultimi giorni, nessuna marcia indietro sull’irrigidimento dei requisiti di accesso ad Opzione donna 2023, che resiste dunque nella legge di Bilancio approvata definitivamente al Senato il 29 dicembre 2022 e ora pubblicata in GU.

Opzione donna è di fatto un regime sperimentale, disposto a favore delle lavoratrici, che consente di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro – e perciò il pensionamento – di vari anni rispetto alle regole ordinarie.

Ma il punto chiave è il seguente: la manovra 2023 dispone la proroga del meccanismo di un altro anno, tuttavia allo scopo di renderlo più sostenibile per le casse statali lo vincola ad un requisito soggettivo, che la donna lavoratrice deve avere alla data della domanda.

D’altronde il Governo ha sottolineato più volte di voler riformare ed innovare, ma sempre con un occhio di riguardo all’equilibrio dei conti pubblici. Si sa che Bruxelles ha già raccomandato più volte all’Italia di prestare attenzione a questo e di mezzo ci sono peraltro i finanziamenti in ambito PNRR.

Di fatto Opzione donna non avrà perciò più un accesso libero per tutte le donne ma sarà riservato in particolare alle caregiver, alle donne con invalidità di grado non al di sotto del 74%, oppure alle licenziate o alle lavoratrici subordinate di aziende in crisi.

Non solo. Il Governo è intervenuto anche sui requisiti anagrafici, rendendoli un po’ più severi.

Il campo di applicazione ristretto della nuova Opzione donna

Opzione donna esiste al fine di tener conto e tutelare in modo particolare la popolazione femminile, su cui come è noto grava tipicamente il lavoro di cura non retribuito di minori e anziani della famiglia. Ecco perché Opzione donna è confermata: prosegue la linea del riconoscimento di questo “doppio lavoro”, dando la possibilità di andare un po’ prima in pensione rispetto alle regole della Fornero.

In buona sostanza il meccanismo consente alle sole lavoratrici (sia del settore privato che pubblico, come anche alle autonome) di andare in pensione, con uno sconto importante rispetto ai requisiti tipici, ma a condizione di dire sì al ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo, e perciò meno ‘remunerativo’. Chi intende anticipare l’uscita dal lavoro con questo meccanismo dovrà così aderire ad una decurtazione all’incirca tra il 20% e il 30% della pensione, che varrebbe invece se si arrivasse a fine corsa e non si uscisse prima.

Sintetizzando, le lavoratrici, dipendenti o autonome che hanno ottenuto i requisiti – di cui tra poco diremo – entro il 31 dicembre 2022, potranno aver diritto a questo pensionamento anticipato se si troveranno in una delle seguenti condizioni soggettive:

  • caregiver, e ci riferiamo al familiare che cura ed assiste nelle varie attività quotidiane chi non è autosufficiente;
  • invalide con percentuale non al di sotto del 74%. Ovviamente deve trattarsi di una riduzione della capacità lavorativa acclarata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile;
  • licenziate o dipendenti da aziende in crisi.

I nuovi requisiti anagrafici di Opzione donna

Veniamo ora ai nuovi requisiti anagrafici che si combinano con quelli contributivi. Ebbene, sarà possibile accedere ad Opzione donna con:

  • 60 anni di età anagrafica e 35 anni di contributi regolarmente versati da parte delle lavoratrici, dipendenti o autonome, entro il 31 dicembre di quest’anno;
  • uno sconto di un anno per ciascun figlio entro un massimo di un biennio. Pertanto il requisito anagrafico cala di un anno (59 anni) in presenza di un figlio e di due anni in presenza di due figli (58 anni).

E per quanto riguarda in particolare licenziate o lavoratrici di aziende in situazione di crisi varranno 58 anni e 35 anni di contributi regolarmente versati (comunque ottenuti entro fine anno). Per queste donne non rileverà perciò l’eventuale presenza di figli.

Non dimentichiamo peraltro che, grazie all’ultima proroga prevista nella scorsa manovra, il meccanismo di pensionamento agevolato è stato sfruttato dalle lavoratrici in possesso di 35 anni di contributi regolarmente versati e almeno 58 anni di età (59 anni le autonome) entro il 31 dicembre dello scorso anno.

In Opzione donna 2023 peraltro si conserva il meccanismo di differimento del versamento del primo rateo pensionistico (e facciamo riferimento alla cosiddetta «finestra mobile») di 12 mesi dall’ottenimento dei menzionati requisiti di accesso all’agevolazione pensionistica in esame (18 mesi per le lavoratrici autonome).

I diritti acquisiti non sono toccati dalla novità

Ricordiamo infine anche il fatto per cui l’irrigidimento delle regole su Opzione donna non riguarderà comunque le lavoratrici che hanno ottenuto i requisiti anagrafici e contributivi di cui alle leggi previgenti (cioè 58/59 anni di età insieme con 35 di contributi regolarmente versati) entro il 31 dicembre dello scorso anno.

E’ un caso tipico di ‘diritti acquisiti’ che, in quanto tali, non possono essere toccati dalle nuove norme restrittive. E ciò vale anche anche se la decorrenza del trattamento previdenziale si colloca dopo il 31 dicembre di quest’anno.

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