Un genitore può cedere la proprietà di una casa a un figlio e conservare nello stesso tempo l’usufrutto per tutta la vita.
Si tratta di una sorta di passaggio di proprietà che deve avvenire tramite contratto e specifici passaggi previsti dalla vigente normativa.
A stabilirlo è l’articolo 981 del Codice civile che nell’usufrutto distingue due soggetti. Il primo è l’usufruttuario (colui che gode del bene) che può utilizzare la casa, affittarlo o cederla a terzi. L’usufrutto dura per tutta la sua vita e decade alla sua morte.
Il secondo soggetto è il cosiddetto nudo proprietario che mantiene la titolarità dell’immobile (cioè la proprietà) ma non può utilizzare appunto perché ha ceduto l’usufrutto a un’altra persona.
L’usufrutto può essere una scelta per quei genitori anziani che desiderano cedere al figlio una casa, riservando per sé l’usufrutto per tutta la vita. Per concedere l’usufrutto trasferendo il diritto della nuda proprietà sarà necessario rivolgersi a un notaio e stipulare un contratto. La procedura è simile all’acquisto di una casa ma in questo caso si hanno tre possibilità:
Comunque sia, dare in usufrutto a un figlio, come detto, obbliga i genitori a una stipula di un contratto davanti a un notaio che ai sensi del già citato articolo del Codice civile per essere valido dovrà essere scritto. Inoltre, non potrà superare la vita dell’usufruttuario e non potrà essere trasferito agli eredi.
Dopo le firme sarà il notaio a doversi occupare della registrazione dell’atto pagando la relativa l’imposta che è carico del figlio. Sempre al notaio spettano anche la trascrizione dell’atto nei pubblici registri immobiliari e la voltura catastale.
Conclusi questi adempimenti burocratici, la casa diventa del figlio che potrà godere del bene ma la proprietà sarà dei genitori. Il figlio dovrà occuparsi del pagamento delle imposte come IMU, TARI e delle spese ordinarie di mantenimento dell’immobile.
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