Il 9 novembre i segretari di CGIL, CISL e UIL e il presidente del Consiglio, si sono incontrati per parlare di pensioni e altri temi “caldi”.
Pensioni, cuneo fiscale, lotta al precariato, politica industriale: questi alcuni degli argomenti che sono stati trattati tra il faccia a faccia delle parti sociali con il governo.
Un incontro solo di ascolto per valutare cosa inserire nella legge di Bilancio, oltre agli interventi per contrastare il caro bollette e alla modifica del reddito di cittadinanza.
Per i sindacati gli argomenti più importanti sono stati i salari e le pensioni colpiti dall’inflazione che ha raggiunto il 10%. Riguardo alle pensioni le parti sociali hanno cercato di capire qual è la posizione del governo nei confronti della legge Fornero.
Insomma, si pensa a dei paletti per evitare che nel 2023 si acceda alla pensione con 67 anni di età e 42 e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne).
Le risorse economiche per muoversi sono poche; si tratta di circa 23 miliardi di euro e si deve includere anche la perequazione attuale: 100% dell’inflazione fino a 4 volte; 90% tra i 3 e i 4 volte; 75% oltre le 5 volte. Sempre che il governo non voglia modificare gli assegno più alti.
Le riduzioni del cuneo fiscale e contributivo «devono essere obiettivi raggiungibili in tempi brevi» ha affermato il ministro del Lavoro Marina Calderone.
Da parte loro i sindacati sperano che i tagli siano a favore dei lavoratori e non delle aziende aumentando il netto in busta paga. Ma soprattutto sperano che ci sia un dialogo continuo e produttivo con il governo soprattutto per gli interventi e provvedimenti urgenti.
L’argomento delle pensioni è caldo e si è affrontato per evitare il ritorno della legge Fornero dopo l’uscita di Quota 102. Oppure, la riconferma della Ape sociale e dell’opzione donna.
Anche se la Lega è favorevole a una pensione con 41 anni di contributi e una soglia di età minima; la CISL, invece, non preferisce le quote e spinge per una uscita dal lavoro al compimento dei 62 anni.
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