Chi ha lavorato in nero, o non ha mai lavorato, può richiedere l’assegno sociale che, dal 1996, ha sostituito la pensione sociale.
Non è possibile infatti andare in pensione senza contributi. Come previsto dalla legge, per la pensione di vecchiaia sono comunque necessari 20 anni di contribuzione accreditata, che possono scendere a 15 per alcune categorie di lavoratori.
L’assegno sociale ha quindi carattere assistenziale, ma non è esportabile: non viene riconosciuto se si risiede all’estero. Inoltre non è reversibile ai familiari superstiti.
Un lettore ha inviato il seguente quesito su Telegram: “Salve. Ma chi ha lavorato due anni in nero, senza avere ferie, tredicesima, nulla… Come si fa per la pensione?”
Per chi ha raggiunto l’età della pensione ma non ha mai lavorato, oppure ha svolto dei lavori in nero, è prevista quindi la possibilità di fare domanda per l’assegno sociale. I beneficiari però devono avere un reddito al di sotto delle soglie stabilite annualmente, oltre che la residenza effettiva in Italia e aver raggiunto l’età di 67 anni. Se si soggiorna all’estero per più di 29 giorni, la prestazione economica viene sospesa e, dopo un anno, revocata.
Per quest’anno il limite di reddito per poter richiedere l’assegno sociale è di 6.085,43 euro, 12.170,86 euro per chi invece è sposato. L’importo dell’assegno, che non è soggetto alle trattenute IRPEF, viene ugualmente aggiornato ogni anno: per il 2022 è di 468,11 euro per 13 mensilità. Chi non ha alcun reddito ha diritto all’intero importo; così come i soggetti coniugati nel caso in cui il loro reddito annuo sia inferiore al totale dell’assegno. Altrimenti l’assegno viene ridotto. Il beneficio è provvisorio: infatti i requisiti vengono verificati annualmente.
In merito al quesito arrivato su Telegram, in caso di lavoro in nero e zero contributi è possibile quindi richiedere l’assegno sociale una volta compiuti i 67 anni, se in presenza degli altri requisiti richiesti.
La domanda deve essere presentata online all’INPS tramite il servizio dedicato; è possibile inoltre rivolgersi a enti di patronato, intermediari dell’Istituto o al contact center.
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