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Economia

Reddito di Cittadinanza, basta un “no” per perdere la misura: come evitare la catastrofe

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La revoca del Reddito di Cittadinanza arriverà come un fulmine a ciel sereno in seguito ad un semplice rifiuto. 

Dire “no” ad un lavoro privato potrebbe comportare la perdita del Reddito di Cittadinanza. Vale la pena rischiare la ricarica mensile?

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Le direttive del Governo sono chiare. Il Reddito di Cittadinanza è una misura di sostegno ai cittadini che si trovano in difficoltà economica erogata a condizione che il beneficiario si impegni attivamente nella ricerca di un’occupazione. L’RdC è un salvagente che permette di non affogare ma non è possibile utilizzarlo per tutta la vita lasciandosi trasportare dalla corrente. Prima o poi sarà necessario raggiungere la terra ferma e camminare con le proprie gambe. Per questo motivo la normativa stabilisce la revoca della prestazione al terzo rifiuto di un lavoro anche se privato. Un emendamento del Decreto Aiuti consente, infatti, alle imprese private di proporre offerte di lavoro ai percettori di Reddito di Cittadinanza. Alla terza proposta rifiutata si potrà dire addio alla misura e ai soldi.

Reddito di Cittadinanza addio, basta il terzo rifiuto

Il DL Aiuti inserisce le aziende private nel sistema dell’RdC consentendo di avanzare proposte di lavoro al pari dei Centri per l’Impiego. I datori di lavoro privati possono, dunque, assumere i percettori della misura e un eventuale rifiuto verrà sommato a precedenti dinieghi causando la perdita della prestazione. Affinché ciò accada, l’offerta occupazionale dovrà essere considerata congrua ossia pertinente alle competenze e esperienze pregresse del cittadino con RdC. Se così fosse e il percettore dovesse rifiutare l’offerta, il datore di lavoro segnalerebbe l’evento al Centro per l’Impiego di riferimento che verrebbe annoverato tra i rifiuti che concorrono alla decadenza della misura. Dopo un rifiuto scatta la riduzione dell’importo erogato con la ricarica mensile (cinque euro al mese), al secondo si impone l’obbligatorietà di accettazione della terza offerta, dopo tre rifiuti si perde il diritto all’importo.

Quando entrerà in vigore la nuova direttiva

A metà luglio si attende la pubblicazione della nuova direttiva nella Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti. A partire dalla data di pubblicazione passeranno massimo 60 giorni per l’emanazione del Decreto Ministeriale attuativo in cui verranno comunicati tutti i dettagli della regola introdotta.

Un’ultima indicazione importante verte sulla congruità dell’offerta che diventa particolarmente rilevante con l’entrata in scena delle imprese private. La prima proposta è considerata congrua se prevede un contratto a tempo indeterminato e la sede di lavoro entro gli 80 chilometri dalla residenza oppure entro 100 minuti con mezzi di trasporto. A partire dalla seconda offerta sono congrue tutte le proposte indipendentemente dalla sede di lavoro.

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