La morte del paziente a cui era stato trapiantato un cuore di maiale geneticamente modificato forse dovuta al virus suino.
Dopo soli due mesi dal trapianto, un uomo di 57 anni è morto. Tra le possibili cause i chirurghi che l’hanno operato sospettano il citomegalovirus suino.
La nuova frontiera dei trapianti con organi di animali creati appositamente per lo scopo è solamente all’inizio. Purtroppo l’iniziale entusiasmo per la riuscita dell’intervento si è arrestato con la morte del paziente.
Siamo nell’ambito degli xenotrapianti, ovvero quelli che avvengono tra specie animali e umane. Questa innovativa branca della Medicina sta cercando di usare animali geneticamente modificati come donatori per gli umani. Si tratterebbe di una speranza in più per tutti i milioni di persone che attendono cuore, reni o polmoni per i trapianti ma che spesso muoiono perché non c’è disponibilità di organi umani.
L’intervento all’uomo che poi è deceduto era avvenuto il 7 gennaio scorso presso l’ospedale universitario di Baltimora, ed era durato 8 ore. I medici avevano festeggiato il successo. Poi, appena due mesi dopo, la tragedia.
Un uomo di 57 anni aveva una patologia cardiaca così grave che non era risultato idoneo al trapianto “classico”. I medici hanno allora provato uno xenotrapianto. Lo staff si è rivolto ad un’azienda specializzata che alleva maiali geneticamente modificati. Il cuore scelto per il paziente aveva subito modifiche per evitare il rigetto.
L’intervento, infatti, era andato bene e l’uomo si era ristabilito. Le sue condizioni di salute, naturalmente, sono state costantemente tenute sotto controllo. Finché un giorno le analisi hanno mostrato l’infezione da citomegalovirus suino.
Il chirurgo che ha effettuato lo xenotrapianto, il dottor Bartley Griffith della University of Maryland School of Medicine, ha affermato che “la presenza del DNA del virus nel paziente potrebbe aver contribuito al suo improvviso deterioramento più di un mese dopo il trapianto“. Queste affermazioni hanno aumentato le già esistenti perplessità proprio verso questa nuova pratica della medicina.
La domanda infatti sorge spontanea: con gli organi di animale trapiantati negli umani, potrebbero scaturire nuove infezioni da virus mai arrivati prima nel corpo delle persone? Ma non solo: le aziende che allevano i maiali destinati alla donazione di organi – e che dovrebbero essere “free virus” – hanno qualche responsabilità?
Il dottor Griffith risponde ad entrambe le domande con una “semplice” constatazione. Secondo lui, eventi come questo sono solamente da tenere in considerazione per non sbagliare in futuro. Uno degli “errori” commessi dallo staff del dottor Griffith potrebbe essere stato quello di non valutare la latenza del virus. Il maiale era stato sottoposto a molti test di conformità, ma solo successivamente è stato trovato il citomegalovirus.
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