La Corte Europea condanna ancora lo Stato Italiano. Le emissioni dell’Ilva hanno causato, e continuano a causare, morti e disastro ambientale.
I danni causati dall’acciaieria pesano ancora come macigni sulla popolazione italiana. Centinaia di migliaia di morti, falde acquifere compromesse, inquinamento da diossina equiparata a quello emesso da tutte le acciaierie d’Europa messe insieme. E la salute dei cittadini non è ancora al sicuro.
Con altre 4 sentenze di condanna, la Corte Europea per i Diritti Umani si è pronunciata contro lo Stato italiano. Sono stati presi tutti i ricorsi presentati dai cittadini e da ex dipendenti, risalenti anche al 2013.
Come riporta Greenme.it, la storia di questa acciaieria è stata da sempre oggetto di lotte politiche, sociali e soprattutto di salute e sicurezza pubblica. Le prime pesanti accuse cominciarono nel 2012. Disastro colposo, avvelenamento del cibo, dell’acqua, dei mari e dell’aria. Una strage “silenziosa” e perpetrata senza pietà che ha ucciso quasi 12 mila persone, con una media di 2 mila all’anno.
Cinque anni di processi, condanne per decine di anni di carcere, che non restituiranno però la vita ai tantissimi bambini che l’hanno persa a causa del terrificante inquinamento delle zone intorno all’acciaieria.
Nel 2013 la Commissione Europea aveva avviato una procedura di messa in mora verso l’Italia. Le accuse al Governo italiano sono ipotizzate nel mancato rispetto delle direttive Ue. Il tutto a scapito della salute e dell’ambiente. Soprattutto, per “mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”.
Nonostante ad oggi il Governo abbia presentato nuovi piani ambientali, la Corte europea ha sottolineato come la pessima gestione dello Stato continui a causare danni alla salute della popolazione. Nello specifico, la Cedu afferma che “le autorità italiane già dall’anno scorso non avevano fornito informazioni precise sulla messa in atto effettiva del piano ambientale. Un elemento essenziale per assicurare che l’attività dell’acciaieria non continui a rappresentare un rischio per la salute“.
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