Purtroppo molti studi hanno rilevato Glifosfato nella pasta (anche) italiana. Per fortuna spicca una marca riconosciuta come la più “pulita”.
In un precedente articolo abbiamo parlato di quanti marchi italiani di pasta siano coinvolti nella presenza di Glifosfato. Anche se studi su questo erbicida non confermano al 100% la pericolosità per l’uomo, sicuramente l’accumulo di sostanze chimiche negli alimenti non è il massimo per la salute di chi li mangia.
Quantomeno, grazie alle ricerche effettuate da organizzazioni di livello mondiale, possiamo orientare i nostri acquisti. E cercare tra gli scaffali del supermercato i cibi di aziende che offrono trasparenza e correttezza. Perché comunque, saper leggere le etichette è compito nostro.
Non dimentichiamoci che la pasta è uno degli alimenti che consumiamo di più. Quando compriamo il formato preferito, così come la marca preferita, non è che stiamo a domandarci da dove provenga il grano con cui è prodotta. Molto spesso guardiamo alle offerte, oppure semplicemente abbiamo le nostre abitudini.
Purtroppo, dovremmo imparare a tutelarci, già guardando l’etichetta. E se proprio non riusciamo, o non ne abbiamo voglia, possiamo leggere i risultati degli studi. Oggi parliamo di quello riportato da una nota rivista svizzera, la K-Tipp. Nel report, i risultati delle analisi condotte su 18 confezioni di pasta, tra cui anche Bio.
Se in molte di queste – tra cui 4 italiane – sono state trovate tracce dell’erbicida, è anche vero che le aziende coinvolte hanno subito precisato cosa significano i valori pubblicati. Divella, Garofalo, Agnesi e Lidl hanno voluto chiarire che le quantità di Glifosato riportate dallo studio sono dalle 200 alle 1000 volte inferiori ai limiti di Legge.
Dunque, in fondo, anche se questa sostanza chimica è stata irrorata nel grano che poi è stato usato per fare la pasta, non possiamo parlare di “allarme”. Certo non è piacevole sapere che nonostante gli studi sulla tossicità del Glifosfato se ne faccia ancora largamente uso. Ma almeno possiamo scegliere i produttori di pasta che adottano comportamenti più “virtuosi“.
Dalla ricerca condotta in Svizzera, infatti, spunta a sorpresa Barilla. È risultata, con ben 2 tipi di pasta tra quelli analizzati, la meno “contaminata”. Parliamo dei formati “spaghettoni” e “penne integrali”: nonostante non siano prodotti Bio, all’esame non hanno mostrato tracce di Glifosfato.
Non solo, i test hanno evidenziato anche che “i campioni di pasta analizzati sono risultati privi di Pirimifos-metile. La sostanza – ricordano gli esperti – è usata in agricoltura come insetticida, ed è considerata altamente tossica per gli animali acquatici ma anche per i nostri polmoni.”
Stranamente, nonostante Barilla si sia rivelato un marchio “trasparente”, non indica nelle confezioni esaminate la provenienza del grano usato per fare la pasta. Ma almeno, la prossima volta che andiamo al supermercato, sappiamo quale formato scegliere.
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