Plastica, un nuovo studio ha fatto una scoperta che ci riguarda tutti da vicino. Vediamo nel dettaglio il report dei ricercatori olandesi.
Che il nostro mondo sia letteralmente sepolto dai rifiuti che produciamo ogni giorno non è certo un mistero. In particolar modo la plastica è il materiale che da mezzo secolo a questa parte, pone all’umanità dei dilemmi non indifferenti.
Da un lato viene utilizzato in un modo e in una quantità, che rinunciarci in favore dell’ambiente sembra utopistico. Dall’altro ridurre il suo consumo il prima possibile è una necessità per noi e il pianeta, se vogliamo evitare il peggio tra qualche decennio.
E adesso è uscito un nuovo studio che è riuscito a dimostrare come i frammenti di microplastica riescono a penetrare il corpo umano e a finire nel nostro sangue. La ricerca è stata condotta da alcuni scienziati nei Paesi Bassi e i suoi risultati sono stati pubblicati sulla celebre rivista scientifica Environment International.
La ricerca è partita dalle analisi del sangue su un campione di ventidue persone che hanno partecipato a questo test di propria volontà. Nel sangue di queste persone, gli scienziati olandesi si sono messi alla ricerca di tracce di polimeri. Queste sono le molecole che costituiscono la plastica. Si è cercato insomma di misurare i livelli eventuali presenti nel sangue di questi polimeri.
E il risultato purtroppo delinea uno scenario futuro a cui è bene stare attenti, per l’integrità dell’ambiente, ma adesso scopriamo anche per quella del nostro corpo. I ricercatori hanno infatti scoperto che in tre quarti dei campioni di sangue analizzati, vi erano tracce di plastica molto consistenti. Ma non solo, perché durante le analisi sono emerse anche tracce del polietilene tereftalato, che è il materiale di cui sono composte le bottiglie.
Nello specifico, lo studio ha rilevato una quantità di plastica nel sangue che risulta pari a 1,6 microgrammi per millilitro. In ultimo, in molti dei campioni di sangue analizzati, è stato ritrovato anche il polistirene, un materiale che viene utilizzato per i classici imballaggi di prodotti.
Si tratta di un’evidenza molto importante, e il prossimo passo per i ricercatori olandesi, è quello di capire con quanta facilità queste particelle di plastica riescono a inserirsi nel nostro sangue. Uno degli studiosi, autore di questa ricerca, ha dichiarato “si tratta dei primi dati di questo tipo e ora se ne dovranno raccogliere altri per capire quanto le microplastiche siano presenti nel corpo umano e quanto possano essere pericolose. Grazie ai nuovi dati sarà possibile stabilire se l’esposizione alle microplastiche costituisca una minaccia per la salute pubblica”.
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